24 marzo 2014

Scuderie Chigi-Albani - Storia e mostre

Inserita nel contesto architettonico sviluppatosi nei territori del viterbese in età manierista, la Villa di Papacqua, conosciuta oggi come Palazzo Chigi-Albani, trova le sue origini tra il 1564 e il 1572 per volere del cardinale Cristoforo Madruzzo, vescovo di Trento e Bressanone, su progetto dell'architetto perugino Ottaviano Schiratti



Il progetto dello Schiratti molto probabilmente non vede la totale realizzazione a causa della prematura morte del Cardinale, avvenuta nel 1578 presso la Villa d'Este a Tivoli. 



Il Madruzzo, uno dei maggiori artefici del Concilio di Trento, acquista il feudo sorianese nel 1561. La sua vicinanza e amicizia con altri principi, cardinali e feudatari del viterbese, in particolare Vicino Orsini di Bomarzo e Alessandro Farnese di Caprarola, con cui condivide la passione per gli studi e per le arti, sono lo stimolo per creare un luogo magico dove rifugiarsi, che compete in bellezza con il Palazzo Farnese a Caprarola, il Bosco Sacro a Bomarzo e Villa Lante a Bagnaia. 
Il suo progetto trova ispirazione in una massiccia parete rocciosa in peperino da dove scaturisce in grande quantità acqua gelida. 


I due gruppi scultorei principali, direttamente scolpiti sulla roccia, ricordano il mito pagano (la Faunessa con i tre piccoli e la gigante figura maschile con corna si rifanno ad un episodio dell'Arcadia) e quello cristiano (Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia per dissetare gli ebrei). Ai lati di questi le quattro statue allegoriche a rappresentare le quattro stagioni. 


Lungo il cortile una serie di vasche e maschere a carattere allegorico e grottesco dalle cui bocche fuoriesce l'acqua e un ninfeo interno al palazzo riportato alla luce durante le fasi di restauro. 

Entrando nel cortile a "L", si sviluppano, con al centro i gruppi scultorei delle fontane, i due edifici del complesso monumentale: il primo che ha una funzione di scuderie, magazzini e alloggi per la servitù; il secondo, dimora del cardinale, che si sviluppa esclusivamente al piano terra e nei seminterrati dove sono le cucine, locali di servizi e magazzini di vario genere. Particolare è la presenza, attraverso dei canali ricavati appositamente dalla sorgente, di acqua corrente nelle cucine già dal XVI secolo. Al di sopra di questi edifici un giardino pensile all'italiana. 


Alla morte del cardinale il feudo di Soriano passò al nipote Fortunato, erede designato, che a sua volta lo cede alla famiglia Altemps. Questi restano a Soriano fino alla prima metà del XVIII secolo, quando prima con gli Albani e poi con i Chigi, Soriano vede lo sviluppo di una nuova urbanizzazione, che comincia ad estendersi oltre i confini medievali e a poco a poco ingloba la Villa di Papacqua nel contesto urbano. 
Contemporaneamente, gli Albani si preoccupano di ampliare il palazzo con una serie di importanti interventi, tra cui la sopraelevazione di un piano. Il palazzo resta nelle mani dei Chigi, succeduti agli Albani, fino agli anni settanta del Novecento quando vendono l'intera struttura a privati. 

Oggi del palazzo, entrato a far parte dei beni del Comune di Soriano nel Cimino, e che ha vissuto momenti difficili negli ultimi trenta anni, sono visitabili le scuderie, il giardino pensile all'italiana e i gruppi scultorei delle fontane riaperti al pubblico da marzo 2014, dopo anni di restauro. 

Inserito nel Polo Turistico Culturale Municipale, attraverso un progetto partecipato tra più soggetti, il palazzo Chigi-Albani ospita nelle sue scuderie la Pinacoteca Lucio Ranucci che vede esposte 24 opere del pittore di origini sorianesi, noto in tutto il mondo e in particolare in sud america dove ha svolto la maggior parte della sua attività culturale e artistica; il centro documentale Tusciae Res, sezione distaccata della Biblioteca di Soriano nel Cimino, e la mostra permanente La Tuscia incisa, formatisi grazie ad una donazione di 3000 volumi e circa 2500 tra stampe e carte geografiche inerenti al territorio della Tuscia tra il 1400 e i giorni nostri; la Sala Tito Amodei e la Sala Alessio Paternesi, che ospitano opere dei rispettivi artisti a cui sono dedicate, donate al Comune di Soriano nel corso degli ultimi anni.

Particolare del Centro Documentale Tusciae Res

Sala Tito Amodei
Sala Alessio Paternesi
A questi si aggiungono le mostre temporanee, i convegni e le presentazioni di libri che caratterizzano tutto l'anno il complesso monumentale.

INFO E ORARI

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